Prima della Storia dell’Arte: il Medioevo, tra Estetica e Trattati Tecnici
Prima della Storia dell’Arte vera e propria possiamo parlare solo di Letteratura Artistica.
Il percorso di elaborazione di questa disciplina umanistica comincia nel Medioevo.
Dalla Rinascita Carolingia a Suger e San Bernardo
Tra l’VIII e il IX secolo sono rintracciabili alcuni documenti in cui viene tentata una lettura critica di manufatti artistici, sotto l’influenza della “rinascita carolingia” della letteratura classica.
E’ però solo nell’XI secolo che appaiono documenti contenenti descrizioni e giudizi di opere d’arte; sono soprattutto lettere,cronache e sermoni.
In tutti questi scritti troviamo descrizioni delle opere custodite nelle chiese, spesso trattate come curiosità locali.
Altre opere offrono una visione più elaborata, come per esempio quella dell’abate Suger, che nel XII secolo restaurò St. Denis, ponendo le basi del gotico francese.
Egli vide nell’uso dell’oro e delle gemme negli oggetti di culto e delle vetrate nell’architettura il tentativo di imitare la Gerusalemme Celeste e di esaltare la gloria di Dio attraverso la Luce.
Ai suoi scritti, l’espressione più alta della critica d’arte medievale, si contrappongono quelli di S. Bernardo di Chiaravalle, il quale vanamente si oppose all’uso di un’arte sontuosa nei chiostri, vedendola come disturbo alla meditazione.
Da Villard de Honnecourt a Filippo Villani
Fra XII e XIII secolo si assiste alla lenta emancipazione degli artisti che, come ausilio all’organizzazione del lavoro artistico, cominciano a redigere ricettari o trattati tecnici.
Tra questi il più famoso è “Le Livre de Portraiture” di Villard de Honnecourt, architetto originario della Piccardia.
Si tratta di un album di schizzi con alcune didascalie, riguardanti tecniche architettoniche, canoni proporzionali per la costruzione della figura umana, degli animali e delle piante.
Tuttavia la speculazione sull’arte resta appannaggio degli ecclesiastici, come testimoniano le considerazioni sul “bello” di S. Tommaso d’Aquino.
Alla fine del XIII secolo e nel XIV secolo i letterati toscani si imposero per la loro nuova visione anche delle arti figurative: Dante e Petrarca dedicano versi elogiativi ai pittori loro contemporanei.
Nel suo “Liber de origine civitatis Florentiae et eiusdem famosis civibus“, Filippo Villani include tra le vite degli uomini illustri fiorentini anche biografie di pittori, considerando esplicitamente l’attività del pittore superiore a quella dei maestri delle arti liberali.
Tutti questi documenti, pur essendo eterogenei, si riveleranno fondamentali per lo sviluppo della Storia dell’Arte tra Ottocento e Novecento.
Prima della Storia dell’Arte: il Quattrocento, dal Ricettario alla Teoria Artistica
Nella prima metà del Quattrocento appaiono tre trattati di artisti riflettenti esperienze e culture molto diverse tra loro.
Cennino Cennini
Il più antico è il “Libro dell’arte” di Cennino Cennini, compilato nei primi decenni del secolo.
Esso si può considerare contemporaneamente l’ultimo ricettario medievale e il primo trattato in cui si rivendica pari dignità per l’arte rispetto alla poesia.
In esso si utilizzano alcuni concetti fondamentali per la critica d’arte rinascimentale, quali “stile moderno“, “maniera” e “fantasia“, quest’ultima intesa come idea progettuale.
Questi concetti verranno costantemente analizzati dai diversi indirizzi della Storia dell’Arte.
Lorenzo Ghiberti
Tra il 1445 e il 1455 Lorenzo Ghiberti scrive i suoi “Commentarii“.
In essi l’artista, organizzando il materiale in maniera organica, unisce la teoria delle ricerche sull’ottica e sulle proporzioni alla storia delle vite degli artisti.
Questa impostazione diverrà un modello fondamentale per Vasari, tanto che Ghiberti venne in seguito considerato il fondatore della storiografia artistica.
Leon Battista Alberti
Il “De pictura” di Leon Battista Alberti, pur essendo stato redatto il latino nel 1435 e in volgare nel 1436, non conobbe subitanea diffusione tra i contemporanei.
In seguito verrà invece considerato fondamentale per l’alto contributo intellettuale alla futura critica d’arte.
In questo trattato Alberti pose come fondamento della pittura la teoria e l’intelletto.
Collegandosi alla rinascita umanistica della retorica, il pittore albertiano si pone sullo stesso piano del retore ciceroniano.
Infatti suoi scopi sono “piacere, commuovere e convincere“, attraverso la “ri-creazione” della natura.
Il successivo trattato fu “De re aedificatoria“, terminato nel 1452 e pubblicato postumo nel 1452.
In esso Alberti descrive la funzione scientifica dell’architettura come creazione di spazi confortevoli al servizio dell’uomo, avvicinandosi al neoplatonico Marsilio Ficino.
Quest’ultimo sviluppò una teoria estetica che influenzò la teoria artistica cinquecentesca, come ad esempio gli scritti di Michelangelo e di Lomazzo.
Leonardo da Vinci
Anche l’opera teorica di Leonardo da Vinci deve molto alle formulazioni di Alberti e Ficino.
Per Leonardo, che sembra attuare l'”uomo universale” auspicato dall’Alberti, la pittura è conoscenza, filosofia, scienza, discorso mentale.
Le sue idee non ebbero però seguito per molto tempo poiché il suo “Trattato della pittura” venne pubblicato per la prima volta solo nel Seicento in Francia, in una redazione non originale.
Prima della Storia dell’Arte: il Cinquecento, tra Accademia e Controriforma
Nel Cinquecento il sorgere delle Accademie e di altri centri di cultura legati alle corti portò a una proficua collaborazione fra artisti e letterati.
Essa è testimoniata dallo sviluppo dell’Emblematica e dell’Iconologia, in cui immagini e parole si compenetrano, creando simboli e allegorie.
L’Hypnerotomachia Poliphili
La prima opera in cui trova pieno compimento questo mondo simbolico è l'”Hypnerotomachia Poliphili“.
Scritta in un particolare miscuglio tra latino e volgare, in essa convivono geroglifici pseudo-egizi e citazioni vitruviane.
Testo e immagini, entrambe eseguite a stampa con estrema raffinatezza, si richiamano continuamente.
Gli Scritti eruditi
In questo periodo, grazie anche allo sviluppo della stampa e all’intensificarsi del collezionismo, si moltiplicano gli scritti eruditi su i più vari argomenti artistici.
Tra i manuali sui geroglifici, considerati allora simboli ermetici, il più erudito fu lo “Hieroglyphica” di P. Valeriano.
Il genere dell’emblematica venne portato in auge dall'”Emblematum liber” di A. Alciato.
I manuali di mitologia furono fondamentali per la decorazione di ville e palazzi (fra i tanti ricordiamo “Le imagini de i dei degli antichi” di V. Cartari).
Inoltre vennero pubblicati opere di numismatica, inventari e descrizioni di collezioni di antichità e “meraviglie”.
Un’enorme diffusione nel secolo seguente ebbe l'”Iconologia” di Cesare Ripa, manuale indispensabile per realizzare programmi decorativi e feste di corte.
Trattati e Dialoghi
Dalla seconda metà del XVI secolo ebbero ampia diffusione i Trattati e i Dialoghi.
Tra i più interessanti abbiamo:
le “Notizie del disegno” del patrizio veneto Marco Antonio Michiel. Si trattava di un progetto di biografie di pittori e scultori moderni, purtroppo rimasto interrotto;
le celebri “Vite” di Giorgio Vasari che diventarono imprescindibili nei secoli seguenti, anche quando la Storia dell’Arte era ormai diventata una disciplina consolidata.
“Le Vite” di Giorgio Vasari
“Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori” venne pubblicato per la prima volta nel 1550.
Venne riedito, ampliato e modificato, nel 1568 con il titolo variato in “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori“.
Questa opera monumentale colmò il divario tra arte e letteratura.
La sua stesura fu stimolata dalla frequentazione da parte di Vasari di numerosi intellettuali quali Benedetto Varchi, Paolo Giovio, Annibal Caro e Pietro Aretino.
Fondamentale fu l’intento celebrativo nei confronti di Michelangelo, la cui figura aveva assunto un’aura mitica già in vita.
Infatti la prima edizione delle “Vite” si conclude con la “Vita di Michelangelo“, unico artista allora vivente preso in considerazione dall’autore e considerato culmine dell’evoluzione artistica.
La seconda edizione, benché ampliata, risente del momento storico, venendo incontro alle direttive della Controriforma.
Essa però non raggiunse il moralismo di opere di autori successivi in cui la “devozione” e il “decoro” erano imposti agli artisti.
Vincenzo Borghini e l’Accademia del Disegno di Firenze
Fra le due edizioni delle “Vite” era stata fondata a Firenze l’Accademia del Disegno fondata da Vincenzo Borghini.
Questa istituzione, pur favorendo la collaborazione tra artisti e letterati, cercò di riportare la critica d’arte nell’ esclusivo ambito di ricerca di quest’ultimi.
Giovan Paolo Lomazzo e il Neoplatonismo di Ficino
Dopo Vasari, accanto alle opere ispirate ai dettami della Controriforma apparvero alcuni trattati d’arte in cui veniva riproposta l’estetica neoplatonica di Marsilio Ficino.
L’esponente più rappresentativo di tale corrente manierista fu il pittore lombardo Giovan Paolo Lomazzo.
Egli riprese le teorie ficiniane del Bello, degli influssi celesti e delle idee creative, proponendo una “metafisica dell’arte”.
Tra il 1584 e il 1591 scrisse le seguenti tre opere:
“Trattato dell’arte de la pittura“,”Idea del tempio della pittura” e “Della forma delle Muse“.
Federico Zuccari e l’Accademia di San Luca a Roma
Accanto al neoplatonismo, ricomparve verso la fine del secolo una tendenza neoscolastica, rappresentata soprattutto dal pittore Federico Zuccari, fondatore dell’Accademia di San Luca a Roma.
Nell’opera “L’idea de’ pittori, scultori e architetti” (1607), pose per primo la questione della creazione artistica come atto spirituale, privilegiando la progettazione all’esecuzione.