Origine del termine Critica d Arte
Per Critica d Arte si intende uno specifico genere letterario, ovvero il commento a un’opera artistica sia contemporanea che del passato.
Dal greco “Krinein”, giudicare, deriva il termine Critica che usualmente designa l’interpretazione, il commento o la valutazione di un’opera letteraria, artistica o musicale.
In senso stretto, la Critica d’Arte nasce nel XVIII secolo contemporaneamente all’organizzazione delle esposizioni pubbliche di opere d’arte, come i “salons” parigini.
E’ in tale ambito, infatti, che si sviluppa la figura del Critico d’Arte, il cui giudizio mira a influenzare il pubblico e la produzione artistica contemporanea.
La Critica d’Arte si contrappone alla Storia dell’Arte per il giudizio esplicitamente espresso riguardante l’opera d’arte.
Tuttavia, ogni Storia dell’Arte è implicitamente anche una Critica d’Arte, poiché opera secondo specifici criteri di valutazione e scelte di metodo.
La Critica d Arte nell’Antichità Greca e Romana
La Critica d’Arte, intesa come commento all’opera d’arte, ha una delle sue origini in Grecia con l’“ékphrasis”.
Si trattava della descrizione poetica di un manufatto artistico, inserita all’interno di vari generi letterari, come trattati di poetica o di retorica, guide geografiche, romanzi e biografie.
Per molto tempo lo stato sociale dell’artista, considerato un lavoratore manuale e servile, lo rese indegno di considerazione da parte delle élite culturali, relegandolo nell’anonimato.
A questo si aggiunse, da parte dei filosofi, la svalutazione del sensibile rispetto all’intellegibile, ovvero dell’illusione rispetto alla verità.
Pertanto, tecnica e mimesi rendevano l’artista spregevole agli occhi di filosofi e letterati.
I primi tentativi: Senocrate
I primi tentativi di una primitiva Critica d’Arte vennero fatti da artisti, come lo scultore greco Senocrate (III sec. a.C.), la cui opera è citata da Plinio il Vecchio.
Col tempo, questi pioneristici artisti-critici elaborarono una terminologia specifica, legata alla necessità di avere peculiari conoscenze tecniche e di far corrispondere il linguaggio delle parole a quello delle immagini.
Queste prime opere sono soprattutto pedagogico-normative e trattano:
la codificazione dei canoni artistici, come per esempio quello di Prassitele;
l’individuazione di modelli di artisti ideali, come Apelle, Lisippo, Fidia;
l’istituzione di alcuni criteri di valutazione inderogabili, come l’armonia delle proporzioni e la mimesi.
Queste prime opere sono soprattutto pedagogico-normative e trattano:
la codificazione dei canoni artistici, come per esempio quello di Prassitele;
l’individuazione di modelli di artisti ideali, come Apelle, Lisippo, Fidia;
l’istituzione di alcuni criteri di valutazione inderogabili, come l’armonia delle proporzioni e la mimesi.
L’Età Ellenistica
In epoca ellenistica cominciò a costituirsi una élite di amatori d’arte, collezionisti e viaggiatori, a cui erano necessari scritti descrittivi di opere d’arte.
La conoscenza del “soggetto” di un’opera d’arte diventò parte dell’educazione culturale, anche se le descrizioni della “forma” in cui esso veniva rappresentato furono piuttosto rare.
L’”ékphrasis” fu la formula letteraria più usata, legata al dibattito sulla corrispondenza tra Pittura e Letteratura, che verrà riprese per secoli, da Aristotele fino a Orazio e oltre.
L’Epoca Romana
In epoca romana, con lo Stoicismo e il Neoplatonismo, si operò un ulteriore passo verso il riconoscimento della creatività artistica, poiché si impone la nozione di “fantasia”, una prima versione del concetto di “immaginazione”.
L’arresto dello sviluppo della Critica d Arte nel Medioevo
Durante il Medioevo, il monopolio culturale della Chiesa provocò una lunga battuta d’arresto del riconoscimento del valore dell’operare artistico e quindi della definizione di una Critica d’Arte, sia pure appena abbozzata.
L’interesse esclusivo per il “soggetto” trascendentale dell’opera schiacciò qualsiasi attenzione verso la “forma” artistica e l’individualità dell’artista, sia che fosse un artigiano oppure un monaco.
L’Alto Medioevo
Per un lungo periodo, i soli scritti sull’arte che compaiono si dividono in due categorie non comunicanti.
Da una parte abbiamo i manuali di procedimenti tecnici, compilati da artigiani o da monaci addetti alla pittura di icone o di miniature.
Dall’altra abbiamo una serie variegata di opere “colte”, così suddivise:
l’”ékphrasis” ellenistica, adottata per descrivere l’iconografia di monumenti cristiani, accentuandone il valore edificante;
le guide per i pellegrini, con la descrizione dei monumenti e dei tesoti della Terra Santa e dei santuari europei;
inventari, cronache, polemiche religiose e speculazioni teologiche ed estetiche, svincolati da qualsiasi teoria artistica.
Il XIV secolo
Dobbiamo arrivare al XIV secolo per rivedere un nuovo abbozzo di Critica d’Arte.
Finalmente autori di fondamentale importanza letteraria, come:
Dante, Petrarca, Boccaccio e Villani
ricominciarono a dare peso culturale all’operare artistico e all’artista come individuo.
Le premesse alla Critica d Arte nel Rinascimento
Il Trattato Artistico del XV secolo
Durante il XV secolo, in Italia si sviluppò il Trattato Artistico, volto a dare legittimità culturale alle arti figurative, sostituendo la manualistica.
Attraverso queste opere si precisarono termini, concetti e teorie che verranno utilizzati dalla futura Critica d’Arte:
misura e prospettiva, intesi come metodi razionali di conoscenza;
imitazione della natura, dell’antichità e, in seguito, dei maestri moderni;
le “parti” della pittura, ovvero, “invenzione”, “disegno” e “colore”;
“decorum” o convenienza, espressione delle passioni, unità d’azione, legati alla rappresentazione della “storia”;
“rilievo”, “sfumato” e “unione cromatica”, specifici della terminologia tecnica.
Il XVI secolo: tra Vasari e Aretino
Nel XVI secolo, soprattutto con Vasari, si pose l’accento sull’evoluzione storica delle forme.
Fu in questo periodo che si elaborarono:
la nozione di “stile”, nata dal paragone tra “naturalismo” e “idealismo”, ovvero tra “verità” e “bellezza”;
lo schema “età dell’oro-decadenza-rinascimento”;
le categorie storico-stilistiche della “norma classica”, della “maniera gotica” e della “maniera greca”.
A una pioneristica Storia dell’Arte, Vasari spesso unirà una primordiale Critica d’Arte, rivelando le peculiarità di ogni artista, anche se talvolta esprimendo giudizi minati dal presunto primato del “disegno fiorentino”.
Il veneziano Marco Antonio Michiel può considerarsi il primo vero precursore della Critica d’Arte e il prototipo del “conoscitore”: utilizzando l’osservazione diretta dell’opera, ne scopre le caratteristiche proprie della specifica scuola pittorica e, tuttavia, non si esime da esprimere giudizi personali al riguardo.
La Critica d Arte più provocatoria e influente (che sarà peculiare dell’Otto-Novecento) ebbe il suo precorritore nell’Aretino, intuitivo e sicuro di sé, amante dello scontro polemico.
Il Manierismo e la Controriforma
Nel periodo manierista, sulla scia del pensiero di Vasari e dell’Aretino, si imposero i concetti di “grazia” e “licenza”, contrapposti a quelli di “misura” e “regola”, e la riflessione sul rapporto tra “arte” e “bellezza”.
Nacque il quel periodo il culto dell’arte e dei grandi maestri, con l’applicazione delle nozioni di “fantasia” e di “genio”, di “idea artistica” e di “virtuosismo”, esaltando la libertà individuale dell’artista.
L’avvento della Controriforma pose un freno a tutto questo, imponendo criteri di valutazione legati alla morale e al dogma; il “decorum” diventò “decenza”.
Anche la nascita delle Accademie, volte a nobilitare l’artista, porteranno col tempo alla codifica di precetti e regole di “buona pittura” che ne mineranno la libertà.
I presupposti della Critica d Arte nel Classicismo del Seicento
Nel XVII secolo, il percorso che porterà alla moderna Critica d’Arte si sviluppò parallelamente a quello della futura Storia dell’Arte.
Entrambi dovettero passare attraverso l’insegnamento e le regole delle Accademie.
In questo periodo, grande peso venne dato all’imitazione ideale della natura, vista sia attraverso l’“antico” che per mezzo della selezione di una “tipologia” naturale.
Il Classicismo
Questo portò alla nascita del “classicismo rigorista”, influenzato dal razionalismo di Descartes e rappresentato dall’opera di Poussin, in cui sono fondamentali le idee di “chiarezza”, “equilibrio” e “misura”.
Se la cultura francese rese internazionale questa visione dell’arte, dobbiamo ricordare che le sue prime avvisaglie si ebbero in Italia con i lavori di Agucchi e Bellori.
Campioni di questa “dottrina del giusto mezzo” saranno i Carracci e la scuola bolognese, retoricamente contrapposti sia al “naturalismo” di Caravaggio che alla “maniera” del Cavaliere d’Arpino.
La Storiografia Artistica in Italia
Nello stesso tempo, nacque in vari stati italiani una Storiografia Artistica locale, contenente abbozzi di Critica d’Arte, volta a rivalutare l’operato dei propri artisti rispetto alla preminente trattatistica fiorentina e romana.
Tra questi letterati ricordiamo: Lomazzo a Milano, Malvasia a Bologna, Ridolfi e Boschini a Venezia.
Il Colorismo
Sarà proprio Marco Boschini uno dei precursori del “colorismo” seicentesco, con la sua preferenza per le descrizioni sensibili dell’opera e della sua esecuzione, a discapito della concezione e del soggetto della stessa.
L’esponente più famoso della scuola “colorista” fu Roger de Piles, sostenitore dell’opera di Rubens contro quella di Poussin.
Pur accettando la dottrina classica, egli predilesse una disanima tecnica dell’opera che lo portò alla definizione del “chiaroscuro” e del “colore” come peculiari per il giudizio della stessa.
La considerazione data all’esecuzione tecnica dell’opera divenne per questi autori il presupposto per determinare la sua unicità.
Infatti, in questo periodo si svilupparono i concetti di “originale” e di “copia”, legati allo sviluppo del mercato dell’arte e alla nascita delle figure dell’amatore e dell’antiquario (“amateurs” e “antiquaires” francesi e “connaisseurs” inglesi).
La nascita della Critica d Arte nel Settecento
L’Inghilterra
E’ nella cultura dell’Inghilterra del XVIII secolo che si trovano parte dei fondamenti della Critica d’Arte propriamente detta, con la presenza di grandi collezionisti, influenzati in varia misura da:
la discussione sul gusto, virante verso il soggettivismo di Hume;
l’empirismo di Locke;
la sintesi accademica tra classicismo e colorismo rappresentata da Reynolds;
la teoria dell’espressione di Hogart;
le nozioni di “immaginazione” e di “genio” usate da Shaftesbury;
l’applicazione delle categorie del “pittoresco”, di Gilpin, e del “sublime”, di Burke.
Il Neoclassicismo
Le scoperte archeologiche del Settecento portarono allo sviluppo dell’estetica neoclassica, rappresentata da Winckelmann, che privilegiò lo studio formalistico dell’opera d’arte rispetto a quello sul suo autore.
La sua opera ridonò slancio alle discussioni sull’arte (espressione, allegoria, verità, natura del “segno”; disputa “degli antichi e dei Moderni”), influenzando e coinvolgendo gli autori tedeschi, ad esempio Schiller e Goethe.
Le scoperte archeologiche del Settecento portarono allo sviluppo dell’estetica neoclassica, rappresentata da Winckelmann, che privilegiò lo studio formalistico dell’opera d’arte rispetto a quello sul suo autore.
La sua opera ridonò slancio alle discussioni sull’arte (espressione, allegoria, verità, natura del “segno”; disputa “degli antichi e dei Moderni”), influenzando e coinvolgendo gli autori tedeschi, ad esempio Schiller e Goethe.
Nello stesso periodo si impose il pensiero di Lessing, la cui estetica si basò sulla definizione del “segno naturale” come espressione della “bellezza fisica”, slegata da qualsiasi “contenuto letterario”.
Sempre in ambito neoclassico, si distinsero i lavori di Mengs, che furono alla base della polemica antibarocca.
La nascita della Critica d Arte e i “salons” parigini
Dal 1737 si svolgeranno regolarmente a Parigi i “salons”, esposizioni pubbliche d’arte, che forniranno le motivazioni per pubblicare resoconti, corrispondenze, articoli e pamphlets.
Essi sono i sintomi di un cambiamento culturale, la nascita della Critica d’Arte propriamente detta:
il pubblico diviene il giudice dell’arte contemporanea, attraverso gli scrittori, che mettono in discussione la competenza tecnica dell’artista;
il sentimento individuale assume rilevanza rispetto ai principi dell’arte, seguendo le tendenze avviate in Inghilterra e in Germania;
la riflessione teorica, la critica soggettiva, l’“ideale” diventano competenze di letterati specializzati, i critici d’arte, mentre gli artisti ritornano a essere relegati alle discussioni sulla “tecnica” artistica.
Il rappresentante più peculiare di questo nuovo genere fu Diderot, la cui influenza sui critici futuri sarà innegabile.
Dalla sua opera derivano:
il gusto per una critica partigiana e appassionata;
l’utilizzo contemporaneo di termini tecnici e di metafore;
il culto per il “sentire” l’uomo oltre l’opera, come passione, temperamento, espressione, immaginazione;
la concezione della Critica d’Arte come una creazione parallela all’Opera d’Arte che sta descrivendo.
La Critica d Arte nell’Ottocento
L’impostazione iniziale data da Diderot alla Critica d’Arte verrà sviluppata nell’Ottocento da vari autori in molteplici direzioni.
La Francia
In Francia, accanto a critici “eclettici”, sia amatori che professionisti, che seguono i vari movimenti artistici predominanti in un dato periodo, troviamo anche:
i “critici-poeti”, come Baudelaire, Mallarmé, Valéry, Rilke, Proust, Apollinaire, Breton, che pongono i loro lavori come paralleli letterari delle opere che descrivono;
i “romanzieri-critici”, come Balzac, de Musset, Zola, i Goncourt, Proust, che esprimono la loro visione dell’arte facendo degli artisti i protagonisti delle loro narrazioni;
i “pittori-scrittori”, come Delacroix, Redon, Signac, Denis, che utilizzano la saggistica e gli articoli giornalistici per comunicare le loro opinioni.
L’Inghilterra
In Inghilterra continuò una Critica d’Arte di elevata qualità, rappresentata da Harmenton e Wilde, erede del periodo precedente e stimolata dal lavoro di artisti operanti a cavallo dei due secoli, come Blake, Fussli, Constable, Turner.
L’autore più importante a livello europeo fu Ruskin con la sua opera “Modern Painters”, che influenzò sia il naturalismo che il simbolismo, con il suo elogio parallelo di Turner e dei Preraffaeliti.
La Germania
In Germania si susseguirono, spesso accavallandosi, diversi indirizzi della Critica d’Arte:
la critica “romantica”, rappresentata dalle opere di autori come Goethe, Friedrich, Runge;
una tendenza “speculativa”, delineata negli scritti di filosofi come Kant, Hegel, Schopenhauer;
i primordi della critica “visibilista” e dell’estetica moderna, ravvisabili in Fiedler, a sua volta influenzato dagli scritti di von Marées.
Il Novecento: Critica d Arte e Critica Storica
La moltiplicazione dei mezzi di comunicazione avvenuta nel XX secolo provocò una crescita esponenziale degli scritti specialistici sull’arte, in particolare quelli di Critica Storica e di Teoria Artistica.
Nel contempo e per alcuni decenni, la Critica d’Arte in senso proprio mostrò un profondo smarrimento nei criteri di valutazione, che diventarono instabili, evidenziando la mancanza di una terminologia adeguata al mutato panorama artistico.
A parte i contributi degli artisti stessi e di scrittori già affermati in altri campi, come Apollinaire o Sartre, per molto tempo le avanguardie artistiche del Novecento non furono generalmente supportate da opere critiche di spessore.
Dal secondo dopoguerra, la Critica d’Arte divenne fortemente partigiana, volta a supportare una tendenza artistica a discapito dell’altra, a volte autoproclamantesi creatrice di una corrente artistica specifica.
L’ingigantirsi del mercato dell’arte, con la presenza di numerose gallerie, sia locali che internazionali, portò alla nascita della “prefazione all’esposizione d’arte”, una sorta di depliant pubblicitario redatto in un linguaggio il più possibile ermetico e scarsamente analitico.
La Critica d’Arte Storica nel Primo Novecento
Basandosi sull’analisi dell’opera nel suo contesto, la Critica d’Arte Storica ebbe invece uno sviluppo straordinario, collegato a quello della Storia dell’Arte.
Studiosi come Cavalcaselle, Morelli, Berenson, Longhi e altri, operanti tra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento, apportarono validi contributi per il costituirsi della Critica d’Arte Storica:
il lavoro di interpretazione e pubblicazione delle fonti;
l’elaborazione di metodi di attribuzione;
l’inventario e la catalogazione delle collezioni d’arte.
Altri contributi alla Critica d’Arte Storica si avranno dallo sviluppo scientifico, attraverso la chimica, l’ottica, la psicologia della percezione, la matematica delle proporzioni e la geometria prospettica, che porteranno:
alla “storia della visione” (Riegl, Wolfflin);
ai “valori tattili” (Berenson);
all’analisi dello spazio pittorico e della forma (Focillon).
Alcuni studiosi, come Ernst Kris, utilizzeranno nuove tecniche interpretative legate alla psicologia del profondo.
Negli stessi decenni, la rinnovata analisi interdisciplinare dei contenuti e delle fonti sarà alla base del lavoro di studiosi come Warburg, Saxl, Panofsky, Gombrich, Chastel.
La Critica d Arte Storica nel Secondo Novecento
Nella seconda metà del Novecento, la Critica d’Arte Storica ha potuto usufruire dello sviluppo delle “scienze umane”:
fenomenologia esistenzialista (Merleau-Ponty, Sartre);
semiologia (Barthes);
linguistica strutturalista (Eco);
teoria dell’informazione (Moles);
sociologia (Francastel, Baudrillard).
La Critica d Arte Storica Marxista
Un percorso parallelo fu quello attraversato dalla Critica d’Arte Storica di ispirazione marxista, volta a sottolineare il ruolo delle strutture economiche e delle sovrastrutture ideologiche anche nell’opera d’arte.
Gli esempi più articolati di questo tipo d’approccio si possono rilevare nei lavori di:
Benjamin, per le avanguardie artistiche;
Klingender, per l’arte nell’epoca della rivoluzione industriale;
Rhaphael, Shapiro e Clark, per l’arte dell’Ottocento;
Antal, per la pittura fiorentina tra Trecento e Quattrocento;
Hauser, per il Manierismo;
Benevolo e Tafuri, per l’architettura;
Bologna, per le arti applicate.